Come proseguirà gennaio dopo la prossima ed imminente ondata fredda?

the

theRiprendiamo il discorso dall’outlook di fine anno nel quale, in sintesi, si parlava di una prima metà del mese compromessa, per gli amanti del freddo, della neve e delle precipitazioni, da una rimonta alto pressoria di matrice sub tropicale con colate fredde lungo i suoi margini orientali. Colate fredde che hanno portato la dama bianca fino a Gerusalemme tra il 9 e il 10 gennaio.

Come detto nell’articolo di previsione “Verso la prima fase fredda del 2013”, le condizioni di stabilità hanno le ore contate: nel corso del week end, l’affondo del getto polare al largo delle coste  nord americane orientali determinerà la formazione di un effimero blocco atlantico con conseguente discesa, lungo il suo bordo orientale, nel comparto Mediterraneo di un centro di bassa pressione di origine islandese che richiamerà aria fredda prima dalla porta del Rodano e poi, durante la sua evoluzione verso levante, dalla Bora. Gli aggiornamenti attuali lasciano buone speranze per quanto riguarda il ritorno delle precipitazioni e della neve che, nel corso della prima parte della prossima settimana, potrebbe raggiungere quote di bassa collina.

Tale ondata di freddo non avrà vita lunga; già dal 17 gennaio le condizioni meteo miglioreranno e le temperature riprenderanno a salire gradualmente.

E per il resto del mese cosa dobbiamo attenderci? Lo stratwarming avrà delle ripercussioni anche nel nostro comparto?

Cominciamo col dire che il riscaldamento stratosferico sta raggiungendo l’apice in queste ore: l’inversione del gradiente termico orizzontale nord-sud a tutte le quote stratosferiche si sta compiendo e l’inversione dei venti da zonali ad antizonali, presente fino ai 100hPa, è ormai prossima a propagarsi “parzialmente” anche in troposfera. L’inversione dei venti su tutta la colonna tropo stratosferica polare è prevista spingersi fin quasi i 60°N, secondo ECMWF. Caratteristica questa che permette di classificare il riscaldamento come MMW, dopo i dubbi dei giorni scorsi.

the

La tendenza è per un normale raffreddamento del VPS dalle quote più alte, con progressivo rientro nel campo della zonalità a partire dalla quota di 1hPa ed in propagazione verso il basso dalla metà del mese. Previsti in calo anche gli heat flux e il trasporto geopotenziale da parte delle onde planetarie tramite il meccanismo dell’ E-P flux, motivo questo per il quale sono scongiurati nel breve medio termine ulteriori nuovi disturbi al VPS. In calo quindi la magnitudo delle onde planetarie 1 e 2 per buona parte dell’ultima decade del mese. Mjo inoltre prevista non arrivare alla fase 8, a differenza di quanto “gridato” in parecchi portali di informazione meteo, ma fermarsi alla fase 7-6.

Quindi, nel giro di una settimana da oggi gli effetti del potente riscaldamento stratosferico si faranno sentire in troposfera sottoforma di dislocazione di più lobi del vortice polare, pertanto tale fase fredda transitoria non è assolutamente da attribuire alle vicende stratosferiche. Carte ed analisi alla mano le influenze maggiori dei lobi del VP si avranno negli States centro orientali, in Asia orientale-Giappone e, sul finire del mese, con l’ingresso della Mjo in fase 7, parzialmente anche l’Europa centro orientale ed in misura minore ai casi appena citati.

In molti, nelle ultime settimane hanno gridato all’evento freddo storico, trascinati dall’entusiasmo e dalla mania ormai molto frequente, specie durante le stagioni inveranali, di inseguire in ogni cartina l’evento estremo, di eguagliare e superare possibilmente il gennaio 1985 ed il febbraio 1956. Si cerca di individuare in ogni cartina l’elemento positivo e favorevole tralasciando il resto e peccando quindi di obbiettività. Va detto che gli elementi chiave c’erano ed erano importanti, ma non è regola che uno stratwarming più o meno potente possa condizionare le vicende meteo di tutte le latitudini medie, e quindi anche quelle italiane. Dopo gli episodi di stratwarming, il VPT si destabilizza per l’arrivo di calore dalle quote isobariche superiori,  viene spesso sostituito al suolo da campi di alta pressione e si spinge tramite lobi verso latitudini inferiori, ma le aree continentali dell’emisfero settentrionale sono piuttosto vaste per cui vi sono tantissime aree che possono essere interessate da queste vicende cosi come altrettante possono non risentirne.

Aggiungi un Commento