Inverno 2014/2015: analisi teleconnettiva

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sst anomComincia oggi il nostro viaggio alla scoperta delle caratteristiche preminenti dell’inverno 2014/2015. Lo studio che segue è basato sull’analisi degli indici teleconnettivi e l’andamento climatico che la stagione autunnale ci sta proponendo.

A differenza del sensazionalismo meteorologico che, per quanto riguarda la prossima stagione invernale, campeggia nei più “importanti” portali di meteorologia già dai mesi scorsi (tutti ovviamente rivolti verso un inverno gelido ed epocale per attirare click di lettori inesperti ed attirati dallo scoop) qui si procederà esclusivamente in modo obbiettivo e sulla base dati attualmente a disposizione. Non si farà alcun riferimento, spesso maldestramente e senza fondamento scientifico, al modello climatico americano CFS che ha scopi sperimentali e come tale non è da considerarsi operativo.

Esistono dei particolari indici teleconnettivi che riportano le anomalie registratesi tra ottobre e novembre nella circolazione atmosferica e nelle temperature superficiali marine (ssta); anomalie contraddistinte da lunga permanenza/ciclicità. Iniziamo con il SAI, snow advance index, un indice coniato nel 2011 dal team di ricerca capeggiato dal prof. Judah Cohen, che  correla la velocità di avanzamento della copertura nevosa sulle zone euroasiatiche nel mese di ottobre e l’Oscillazione Artica media che si registra nel successivo trimestre invernale (DJF AO). La stagione autunnale che si appresta a concludersi ha portato un forte avanzamento dei ghiacci sulle zone euroasiatiche, superiori al rate registrato negli scorsi anni, tale da garantire un vortice polare troposferico “disturbato”, con flussi zonali spesso rallentati a favore di ondulazioni meridiane e conseguente predominanza di indice AO negativo.

Le maggiori correlazioni tra le anomalie nello schema circolatorio autunnale, specialmente nel mese di ottobre, e l’indice AO si riscontrano con la nuovissima teleconnessione chiamata OPI, October pattern index. Esiste un’elevata corrispondenza, pari a 0.9, tra valori dell’indice OPI fortemente negativi e valori dell’indice AO negativi, cui si associano prevalentemente stagioni invernali con valori termici e pressori inferiori alla norma climatica sull’Europa centro-occidentale e sugli Stati Uniti centro-orientali. Ebbene, quest’anno l’indice OPI presenta un valore estremamente basso di -2,12. Si tratta del secondo valore più basso registrato dal 1976. Alla luce di quanto detto prima ne consegue che un valore così basso dell’OPI suggerisce un andamento dell’AO index mediamente molto negativo, con un vortice polare troposferico tendenzialmente disturbato e con getto polare spesso relegato nelle medie latitudini ed anomalie geopotenziali negative nel comparto europeo, specialmente su Regno Unito, Paesi bassi, Francia e Germania.

Un altro indice che ha forti ripercussioni sull’andamento climatico invernale è la QBO, Quasi biennal oscillation, un’oscillazione dei venti stratosferici sopra la fascia equatoriale che per 12/13 mesi soffiano da ovest verso est per poi invertire la rotta per altri 12/13 mesi. Nella prossima stagione invernale la QBO sarà di segno negativo sia a 30hPa che a 50hPa. Statisticamente i maggiori riscaldamenti stratosferici polari avvengono durante la fase negativa della QBO poiché le correnti stratosferiche orientali che la contraddistinguono (la fase positiva è caratterizzata invece da correnti stratosferiche equatoriali occidentali) vanno a creare attrito attorno ai 30° di latitudine con le differenti, per temperatura e densità, correnti occidentali che normalmente soffiano a quote stratosferiche favorendo lo sviluppo di profonde ondulazioni meridiane. Inoltre la QBO negativa garantisce un notevole apporto di Ozono dalla stratosfera equatoriale a quella polare, secondo il meccanismo della BDC (Brewer Dobson Circulation) incentivando ulteriormente repentini riscaldamenti, per reazioni fotochimiche, della stratosfera polare.

Tuttavia la sola analisi della QBO non è sufficiente per stabilire se il VPT sarà forte o meno; essa va esaminata e correlata con l’attività solare vigente. L’attività solare è misurata attraverso l’AP index che, secondo un recente studio effettuato a Reading, ha una forte correlazione con l’andamento della Nao invernale: a bassi valori dell’Ap index corrispondono valori negativi della Nao e viceversa. Il prossimo inverno, l’attività solare bassa sarà correlata ad una QBO negativa, fattore questo che favorisce le profonde ondulazioni di Rossby e gli scambi meridiani con ripercussioni nell’andamento della Nao.

Per quanto riguarda le anomalie superficiali oceaniche, iniziamo la nostra analisi con la fase ENSO. La situazione attuale e la tendenza prospettata dai preminenti centri di calcolo mondiali concordano a favore di una stagione invernale contraddistinta da una fase ENSO neutrale o al più tendente a un debole Nino. Condizione questa, senza particolari anomalie termiche, che non determina importanti ripercussioni o forzanti sulla circolazione attesa nei prossimi mesi in Europa. Va ricordato che i centri di calcolo mondiale prevedono un importante evento di Nino in intensificazione dai primi mesi del 2015, in grado quindi di apportare “conseguenze” sulla nostra prossima estate, ma su questo ovviamente torneremo l’anno prossimo.

Molto più interessante, sia per la relativa vicinanza che per le ripercussioni sull’indice NAO, analizzare le anomalie termiche superficiali atlantiche che si registrano e si protrarranno nella prossima stagione invernale. Al momento sull’atlantico si registra un’anomalia termica superficiale organizzata secondo il TRIPOLO NEGATIVO, ossia caratterizzata da valori superiori alla norma a largo della penisola iberica seguendo i paralleli verso la Florida/Golfo del Messico, valori inferiori alla norma nelle medie latitudini atlantiche ed un’altra anomalia termica positiva tra Groenlandia e penisola del Labrador. Statisticamente, un assetto termico marino di questo tipo, condiziona il valore della Nao invernale verso la negatività. La corrente a getto polare, in uscita dagli States orientali perde quantità di moto, rallentando e producendo ondulazioni meridiane e favorendo la formazione di campi di alta pressione in sede polare.

Provando a semplificare e riepilogare quanto detto finora, gli indici teleconnettivi atmosferici e oceanici presi in considerazione nella seguente analisi sono in buona parte concordi (specialmente il nuovissimo OPI) nel vedere un inverno europeo tendenzialmente sotto media termica e mediamente perturbato, con anomalie geopotenziali negative, per via di un vortice polare troposferico spesso disturbato e costretto ad ondulazioni meridiane (A0 e NAO spesso in campo negativo).

Concludiamo con una piccola riflessione a medio termine confermando l’affondo del getto polare nel Mediterraneo occidentale nella seconda parte della settimana con conseguente ciclogenesi nel Mare Nostrum da monitorare. Tendenza questa confermata dall’analisi della Mjo, prevista evolversi in fase 3, correlata alla fase Enso prossima alla neutralità. Connubio questo caratterizzato appunto da anomalie geopotenziali negative sul bacino del Mediterraneo contrapposte ad anomalie di segno opposto sull’Atlantico centrale e sull’Europa orientale secondo un weather regime di tipo EUL. Per ulteriori dettagli riguardo questa evoluzione vi richiamiamo ai prossimi aggiornamenti.

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