L’utilità di un lam nella previsione della quota neve

Come già molti di noi sanno le previsioni meteo si basano su modelli matematici a risoluzioni differenti, classificati come GM (Global Model) o LAM (limited area model). I GM sono utili per avere una visione di insieme a lungo periodo, mente i lam si propongono una previsione più dettagliata, che tuttavia perde rapidamente di affidabilità con il passare delle ore.

 

Alcuni lam di recente sviluppo, si mostrano particolarmente utili a fini didattici, visto che considerano in maniera più dettagliata le influenze della orografia sul comportamento della massa d’aria. Uno degli esempi che si possono fare è quello relativo alle isoterme a 850 hPa, vediamo ora 3 esempi relativi a 3 modelli a differenti risoluzioni, chiaramente riferiti allo stesso intervallo orario:

 

Modello GFS (GM)

Fonte: www.wetterzentrale.de

Modello ETA (LAM 10 km)

Fonte: www.ilmeteo.it

Modello WRF (LAM 6 km)

Fonte: www.meteoriccione.it

 

Il modello GFS segnala il passaggio di un fronte freddo, ma parrebbe che le isoterme a 850 hPa, in questo caso 1480 metri, siano ci circa +3 o +4°C sulla Sardegna, conseguentemente considerando un calo teorico di -1°C ogni 100 metri di quota sembrerebbe che le nevicate possano avvenire dai 1800 metri circa. ETA segue una linea simile a quella di GFS, mentre WRF vede la situazione nei dettagli, individuando isoterme di 0°C nelle zone sopravento della Sardegna centrale, cioè quelle dove si prevedono velocità verticali ascendenti, condensazione e quindi possibili fenomeni piovosi. Allo stesso tempo individua isoterme di +4°C nella costa sud Orientale, la zona sottovento alle correnti di maestrale previste per quell’intervallo orario, questa sarebbe una zona interessata da correnti discendenti e perciò soggetta a una maggiore stabilità atmosferica.
Guardando questi 3 modelli ci si rende conto come GFS e in questo caso ETA, facciano una media delle isoterme nella zona, trascurando le locali diminuzioni indotte dai moti turbolenti dettati dalla orografia.

Non resta a questo punto altro che controllare le isoterme a 500 hPa, per valutare il grado di instabilità atmosferica e renderci conto degli accumuli piovosi che ci potrebbero essere e della frequenza dei rovesci. A poco serve che ci siano le condizioni adatte per veder nevicare fin sui 1450 metri, se poi i rovesci si presentano deboli o particolarmente locali. Nel caso di debole instabilità, temporanee schiarite potrebbero portare locali e brevi aumenti della temperatura di qualche grado, alle pendici dei monti al di sopra della quota neve stabilita.

Nel caso delle isoterme a 500 hPa, non si hanno grandi differenze tra un LAM e un GM. Trattandosi di quote molto elevate, le influenze della orografia sono piuttosto limitate, anche per questo motivo le stesse isoterme a 500 hPa, vengono usate come strumento per la determinazione della quota neve, oltre che per stabilire il grado di instabilità dell’aria.

Per la Sardegna il valore di -22°C, associato al passaggio di un fronte freddo da maestrale, è un buon punto di partenza per stabilire la prima neve nelle cime dei rilievi più alti, cioè sui 1700 metri.

Aggiungi un Commento