Strade e ponti distrutti, serre allagate a Santa Margherita e Chia

Giovedì 05 aprile 2007
Dal nostro inviato
ANDREA PIRAS
Pula Si sono risvegliati con le nuvole gonfie di pioggia, ammesso che siano riusciti a dormire sonni tranquilli gli abitanti di Pula, Santa Margherita e Chia. Poi è arrivato il sole. Ma in pochi hanno avuto voglia di abbandonarsi all’ottimismo. Intorno, nella piana rigogliosa e fertile delle serre, i danni dell’ultimo nubifragio, il temporale dell’altra notte che ha scaraventato sul terreno un’incredibile quantità di pioggia. Centoquattro millimetri in appena sette ore. La metà di quanto era venuto giù dal cielo ma in trentasei lunghe ore durante la violenta alluvione di due anni fa. E per i prossimi due giorni bisognerà ancora far e i conti con le bizze del tempo. Ieri la Protezione civile si è fatta viva nelle zone più colpite dal nubifragio. Ma bisognerà attendere ancora per vedere risolte le emergenze. Il Rio Palaceris ieri mattina era ancora impetuoso, anche se col passare delle ore l’acqua si era disfatta delle onde insidiose. Ma sono rimaste le ferite ancora sanguinanti, tamponate con transenne, reticolati e sbarramenti. Come all’ingresso dell’area demaniale di Piscina Manna, nella strada che porta al Parco scientifico e tecnologico, in quel ponte che da anni (i soldi sono stati già stanziati, i lavori mai partiti) attende di essere sostituito. Lì, in quel punto, l’onda è arrivata veloce. Troppo. Per colpa di quei lavori (contestatissimi e finiti sul tavolo del magistrato) che un poco più a monte avevano modificato le sponde, cancellato la naturalità del fiume con argini artificiali che, inevitabilmente, fanno accelerare la corsa verso valle del rio. Esattamente come è accaduto ancora una volta martedì notte poco dopo le quattro.
«Possiamo far finta di niente, la verità è sempre la stessa: dissesto idrogeologico. Con questo abbiano a che fare quando si deviano i corsi d’acqua e i canali, quando per esempio ci si dimentica di portar via, come succede sul gretto di Su Tintioni, i resti di un ponte crollato che oggi è diventato una diga», dice il consigliere di minoranza di Pula, Nino Siclari e responsabile della cooperativa Terra e Sole di Santa Margherita. Errori, in certi casi abusi. Senza che nessuno li abbia fermati. Sperando che non accada l’irreparabile e che i danni restino circoscritti alle cose e non alle persone. Ma l’alluvione, lungo la costa sud occidentale, ha già ammazzato. E potrebbe farlo ancora. Lo sanno vene le centinaia di agricoltori e abitanti di questo territorio bellissimo e troppe volte ferito che ieri si sono ritrovati, su invito del ‘Comitato anti alluvione’ (guidato da Marina Cossu) nelle sede dell’ex cantina sociale per discutere, magari arrabbiarsi, di certo trovare soluzioni per non sentirsi mai più esposti al pericolo. La rabbia è tanta e non mancano gli obiettivi su cui scatenare la polemica. In testa le grandi aziende che hanno messo in atto interventi discutibili sui canali o sule foci dei fiumi. Ma anche contro i ritardi della Regione.
Se Pula e Santa Margherita devono rimboccarsi le braccia per eliminare i danni, lo stesso fa Domus de Maria, dove le piogge hanno creato parecchi problemi in particolare a Chia, Breigara, Santa Lucia e Franciscu Boi, dove i Vigili del fuoco hanno lavorato parecchio per aiutare i residenti rimasti isolati. Un ponte è crollato, un secondo è in serio pericolo. «Un problema che si ripete col grecale quando l’acqua del fiume, in caso di forti piogge, non riesce a sfogare in mare», dice il commissario prefettizio, Ettore Gasperini. Lavori anche nella spiaggia tra il Flamingo e Is Morus, dove sbocca il Palaceris e dove il fiume ha trascinato tonnellate di legna rubata alla foresta.

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