Valutazione del grado di rischio fenomeni estremi da radiosondaggio

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1Il radiosondaggio è per il meteorologo uno strumento estremamente potente per indagare le condizioni atmosferiche nel brevissimo termine. Le potenzialità vanno dalla previsione di eventi estremi a un semplice riscontro numerico di svariati fenomeni osservati in cielo.

 

 

 

I parametri in quota possono tuttavia variare nel giro di poche decine di km dal luogo in cui il radiosondaggio viene effettuato, ma una corretta lettura può aiutarci a scartare situazioni non rischiose, e porre forte attenzione invece nei casi in cui la atmosfera è propensa allo sviluppo di fenomeni estremamente violenti.

 

Dato che il radiosondaggio traduce i rilevamenti effettuati in quota (parecchi valori numerici) in indici di instabilità, derivati da formule matematiche, in alcuni casi piuttosto complesse, è chiaro che un avvicinamento a questo sistema da parte del grande pubblico risulta piuttosto ostico. Per questa ragione, Sardegna-clima ha voluto realizzare una veste grafica intuitiva, con cui i parametri atmosferici più importanti, potranno essere messi in relazione. Verrà mostrato, attraverso delle semplici colorazioni, il grado di propensione della atmosfera a generare forti fenomeni temporaleschi, potenzialmente dannosi. Consulta il radiosondaggio odierno relativo a Cagliari.

 

 

 

 

 

 

 

Probabilmente uno dei metodi migliori con cui avere un primo approccio con questo strumento, è quello di analizzare qualche evento di estrema violenza del recente passato, avvenuto nei pressi dell’unica stazione di radiosondaggio isolana, cioè Cagliari Elmas.

 

12 Novembre 1999

 

 

Vi fu una importante alluvione verificatasi, tra Uta, Capoterra e Assemini. La cella fu stazionaria e riversò tra i 200-300 mm, nelle aree più interessate in un tempo di circa 4 ore. Il radiosondaggio uscì attorno alle 20:30, quando perciò il temporale si era già formato e interessava la zona di Uta. La stazionarietà della cella è favorita dallo schema del vento SudE nei bassi strati e SudW alle alte quote. La instabilità è elevata, con aria umidissima nei bassi strati. Notiamo che l’aria condensa a 750 metri circa (LCL), ma solo a 1400 metri (LFC) riesce ad avere la giusta spinta di galleggiamento per continuare a salire autonomamente, fino a 9500 metri (EL). Uno spessore della libera convezione di 8100 metri che è sicuramente molto importante nella genesi di forti fenomeni temporaleschi violenti.
 
Anche in questo caso c’è da tenere d’occhio il valore della inibizione convettiva, che essendo molto debole ha permesso di sfruttare a pieno la forte instabilità presente.
 

 

 

22 Ottobre 2008

 

Di questo fenomeno ne abbiamo parlato tantissimo. Circa 400 mm sono caduti a Capoterra in un tempo di 3 ore. Il radiosondaggio che mostriamo uscì attorno alle ore 2:30 del mattino, circa 2 ore prima che si formasse la cella temporalesca. Come si intuisce dalle colorazioni, tutti gli indici sono favorevolissimi allo sviluppo di un temporale stazionario e anche molto intenso.

 

Focalizziamo in particolare la quota della base dei cumuli, situata a circa 500 metri e la quota di libera convezione, che è quasi attaccata (700 metri circa) ed estesa fino a 10600 metri. Era una situazione in cui bastava realmente pochissimo (inibizione convettiva quasi nulla) per permettere l’innesco di una cella temporalesca alta 10000 metri. La stazionarietà del fenomeno era poi favorita dal classico schema dei venti con rotazione oraria tra le basse quote e le alte.

 

4 Novembre 2008

 

Si tratta della alluvione di Segariu – Nuramins, furono rilevati quantitativi compresi tra i 150 e i 200 mm in un tempo di circa 3 ore. Come indica la tabella le condizioni erano ideali per lo sviluppo di celle temporalesche violente. La inibizione convettiva benché segnalata molto debole su Cagliari era su valori di circa 46 J/kg (nei casi precedenti era inferiore), quindi un tappo molto debole allo sviluppo di una cella temporalesca, ma che poteva essere superato facilmente con le interazioni tra il flusso d’aria nei bassi strati e i rilievi. Un altro elemento è quello della direzione delle correnti in quota (che potremmo controllare cliccando su valori), sud nei bassi strati e w-sw alle medio alte quote, ottimali per la genesi di una cella con asse sud-nord, più rare rispetto a quelle con asse sw-ne.

 

 

Falsi positivi

 

Occasionalmente soprattutto in autunno si vengono a creare situazioni particolari in cui tutti i parametri lasciano presagire la possibilità di insorgenza di un potenziale evento estremo. Qualche volta per fortuna non accade nulla di preoccupante se non uno scenografico spettacolo offerto dalle fulminazioni che scaricano in mare, oppure si sviluppa un temporale su zone disabitate che non arreca particolari danni.

 

Un caso emblematico è quello del 25 Settembre 2006, quando un temporale dalle caratteristiche tropicali riuscì a sfruttare per breve tempo le potenzialità offerte dalla colonna d’aria. A Villasalto vennero rilevati dall’arpas 34 mm di precipitazione in un tempo di appena 10 minuti (valore eccezionale), solo la mancata persistenza del fenomeno non portò gravi danni al territorio.

 

 

Attenzione alle ondate di calore (l’importanza del cin).

 

Durante le ondate di calore estive si vengono a creare di frequente condizioni di forte stabilità alle basse quote, che possono occasionalmente essere sovrastate da alcune stratificazioni in cui è presente aria instabile. Per sfruttare l’instabilità alle alte quote il ruolo dei rilievi sarà marginale e il ruolo del riscaldamento diurno del suolo sarà minimo. Ci servirà quindi una carta delle correnti alle medio alte quote troposferiche per valutare se sarà presente o no della convergenza orizzontale nel flusso del vento.

 

Nel caso di convergenza in quota si potranno quindi sviluppare temporali a base alta, come nel caso riportato. La base dei cumulonembi a 1300 segnala aria secca nei bassi livelli, quindi la scarsa possibilità che si abbia stau in montagna e anche un notevole ostacolo all’arrivo della pioggia al suolo. Il livello di libera convezione è a 3600 metri, una quota molto alta che può essere raggiunta solo con parecchia energia (pari al valore di cin). Le nubi sono spesse quindi circa 5000 metri, ed estese tra i 3600 e gli 8500 metri.

 

 

 

Se manca la convergenza in quota, ci troviamo ad avere uno strato che potrebbe ospitare facilmente lo sviluppo di temporali (chiaramente a base alta), per le condizioni termo igrometriche della massa d’aria, ma che non ospiterà nulla a causa della fortissima inibizione convettiva nei bassi strati e al fatto che manca la convergenza in quota. La situazione riportata è quella di una giornata totalmente serena, con scarsa azione delle brezze e aria umida a contatto con il suolo.

 

 

 

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