Strane formazioni nuvolose dal sat, cerchiamo una spiegazione fisica

Nel pomeriggio odierno sono state fotografate dal satellite, sull’isola delle formazioni nuvolose piuttosto insolite, come ben possiamo vedere dalle immagini sat allegate.

La spiegazione a questo fenomeno è da ricercarsi nel profilo termico e igrometrico presente alle alte quote. Per iniziare dobbiamo ricordare l’arrivo, circa 12-15 ore prima della realizzazione della immagine, di una lieve ondata di freddo nei bassi strati, cioè la parte “posteriore”, chiaramente fredda, di un minimo di pressione in spostamento verso est.

 

L’approssimarsi in tempi brevissimi di un nuovo minimo di pressione, in spostamento dallo stretto di Gibilterra, verso la Sardegna, ha invece portato la risalita di aria calda, ma ancora lontana dalla condensazione, dal nord Africa.

 

Il contrasto termico che si è venuto a creare, è stato enorme. Ma la densità delle masse d’aria non ha giocato a favore della convezione. Infatti l’aria dei bassi strati era fredda, umida (perciò relativamente pesante), inoltre fino alle prime ore del mattino, nei bassi strati, permaneva ancora un lieve moto della massa d’aria con direzione nw-se. Situazione opposta sopra i 3000 metri, dove già dal primo mattino irrompevano forti venti di libeccio. Dinamiche di un fronte caldo da manuale.

La “fotografia” del profilo termico, su Cagliari Elmas realizzata alle 13 circa, attraverso il radiosondaggio (circa l’ora della immagine sat che stiamo commentando), ci mostra una atmosfera estremamente sfavorevole, allo lo sviluppo di convezione e i fenomeni piovosi diffusi e con intensità più o meno costante, delle ultime ore, ne sono la prova.

 

Ma cosa ha prodotto quelle formazioni nuvolose ondulate?

 

La chiave per capire il fenomeno sta proprio nella densità delle masse d’aria e del wind shear, cioè la differenza di intensità del vento con la quota. Dobbiamo immaginarci l’atmosfera in quel momento, con un vento che presentava una decelerazione (dagli 11.000 ai 2000 metri) di quasi 200 km/h in appena 9 km di quota, come dimostra il radiosondaggio. La lentezza di moto e la densità dell’aria dei bassi strati, sovrastati da un forte flusso negli strati superiori molto meno densi, non ci fanno pensare all’effetto di un forte vento sulla superficie di un fluido?

 

L’effetto è paragonabile e nella superficie di contatto si sono infatti venuti a creare moti turbolenti ondulatori, a cui si associavano velocità verticali. L’energia per far salire e condensare le masse d’aria in questo caso, viene fornita dal vento stesso, nonostante il profilo termico della colonna d’aria necessitasse di una intensa quantità di energia per favorire i moti verticali.

 

In assenza di catene montuose che siano in grado di trattenere lo strato freddo alle basse quote, è chiaro che la prevalenza delle correnti calde è solo questione di ore e la atmosfera torna in breve tempo ad avere un profilo termico più “normale”.

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